Stress, in inglese significa “tensione, sforzo, sollecitazione”.
Lo stress è l’insieme di quelle modifiche che avvengono in tutto il sistema vivente che, da uno stato di omeostasi, ovvero di equilibrio, passa ad uno stato di attivazione allo scopo di difendersi. Questa attivazione genera una tensione profonda nell’intero sistema.
L’agente stressante può esser di natura fisica o psichica, qualunque sia la natura dell’agente stressante, i meccanismi di adattamento che vengono innescati sono sempre gli stessi. Questo a conferma del fatto che si tratta di una risposta biologica primaria legata alla sopravvivenza, un meccanismo difensivo con cui l’organismo si sforza di superare una difficoltà per poi tornare, il più presto possibile, al suo normale equilibrio basale.
Cosa succede quando si presenta un evento stressante?
In seguito ad un evento stressante si attivano due vie: la via chimica e la via nervosa.
- Via chimica: produce cortisolo
- Via nervosa: produce adrenalina e noradrenalina
Parte una segnalazione nervosa molto rapida che stimola il Locus Coeruleus nell’encefalo, viene rilasciata noradrenalina che attiva il cervello provocando un aumento della vigilanza.
Il sistema ortosimpatico attiva una serie di organi viscerali (vasi, cuore, polmoni, ghiandole) e ne inibisce altri (stomaco, vescica, intestino) mettendo così l’organismo in uno stato di attivazione generale adatto all’attacco-fuga. Tra gli organi che vengono stimolati in particolare vi è la midollare del surrene che libera adrenalina e noradrenalina rinforzando l’effetto della via nervosa.
Se lo stress persiste, si attiva una segnalazione chimica che, tramite l’ipofisi e la corticale del surrene ha come esito finale la produzione di cortisolo. Il cortisolo agisce su vari organi con importanti effetti, soprattutto metabolico-energetici. (Il cortisolo: che cos’è? A cosa serve?)
Dalla stimolazione ipotalamica si attivano inoltre nuclei cerebrali che liberano endorfina con un effetto sulla modulazione del dolore che consente, ad esempio, in caso di pericolo, di fuggire senza sentire il dolore di una ferita.
Tutti questi meccanismi sono fisiologici e terminata la stimolazione stressogena, rientrano nei parametri normali. Queste condizioni però, se persistenti, portano ad una progressiva disfunzionalità dei sistemi di regolazione fisiologica psicosomatica e alla comparsa di patologie stress-correlate che si associano ad alti livelli di cortisolo nel sangue.
Quali sono le conseguenze dello stress cronico?
In caso di stress prolungato, la sovrapproduzione di cortisolo provoca:
- riduzione della formazione ossea (osteoporosi);
- riduzione delle massa muscolare;
- alterazione del metabolismo di zuccheri e grassi (obesità, diabete);
- alterazioni della coagulazione e della pressione arteriosa;
- disregolazione di altri assi ormonali (gonadico, tiroideo, della crescita);
- effetti sul cervello che provocano danni cellulari soprattutto all’ippocampo;
- effetti psichici e comportamentali: iperattività mentale e ipercontrollo che provoca ansia, paura, tensione mentale innescando comportamenti tesi e rigidi e insonnia.
- disregolazione e inibizione del sistema immunitario. Nel medio e lungo periodo infatti, sia cortisolo che catecolamine (adrenalina e noradrenalina) sopprimono l’attività immunitaria in particolare quella implicata nelle funzioni antivirale e antitumorale;
- alterazioni del ritmo e frequenza cardiaca e ipertensione.
Lo stress inoltre favorisce i fenomeni infiammatori perché stimola il sistema immunitario, questo è un fattore favorente l’aterosclerosi, cioè la formazione di placche all’interno delle arterie che possono dare luogo a coaguli, detti trombi, che possono occludere il lume vasale. Oppure dalla placca può staccarsi un’embolo che, spinto dal flusso ematico, andrà a bloccarsi in un vaso di diametro più piccolo. L’area a valle, non ricevendo irrorazione sanguigna, morirà per necrosi causando un infarto, condizione molto grave quando si verifica a carico di vasi cerebrali o delle coronarie e tra le principali cause di morte nel mondo occidentale.