Con il termine divezzamento (o svezzamento) si intende il passaggio da un’alimentazione esclusivamente a base di latte materno o in formula ad un’alimentazione semi-solida e poi solida, caratterizzata dalla progressiva introduzione di alimenti diversi dal latte.
Questo passaggio deve avvenire nel momento in cui l’alimentazione lattea, da sola, non è più sufficiente a soddisfare le richieste nutrizionali del lattante, soprattutto per quanto riguarda l’apporto di energia, proteine, sali minerali e vitamine.
Quando iniziare il divezzamento?
Non esiste un momento preciso e uguale per tutti i lattanti in cui iniziare il divezzamento: il momento adatto per l’introduzione dei primi cibi diversi dal latte dipende da numerose variabili individuali:
- specifiche esigenze nutrizionali
- sviluppo neurofisiologico e anatomo-funzionale
- la crescita staturo-ponderale
- il rapporto mamma-bambino
- il contesto socio-culturale
Sebbene momento per iniziare il divezzamento sia individuale, si cerca comunque di identificare approcci condivisi a livello della popolazione generale, rappresentata dai lattanti nati a termine, normopeso e in buona salute.
Come introdurre gli alimenti durante il divezzamento
Secondo le linee guida del Ministero della Salute in linea generale, il lattante a sei mesi è pronto a ricevere cibi solidi. Infatti, intorno a questa età la maturazione intestinale si completa e lo sviluppo neurologico consente di afferrare, masticare e deglutire in maniera efficace. Non esistono modalità e menù definiti per iniziare il divezzamento.
Diversi modelli alimentari possono portare a soddisfare i fabbisogni nutrizionali del bambino tra 6 mesi e 3 anni. Va favorita l’interazione tra le preferenze della famiglia, le indicazioni del pediatra ed il contesto socio-culturale e tradizionale per aiutare il bambino a sviluppare il proprio gusto e le scelte alimentari personali nell’ottica di una alimentazione corretta. Ciò premesso, vari sono gli alimenti che possono essere offerti al bambino come primo cibo solido mettendo da parte il criterio della progressiva introduzione degli alimenti secondo il grado di allergenicità.
I cibi vanno offerti con il cucchiaino, senza forzare il bambino, consentendogli eventualmente di toccare cibo nel piatto e mangiare con le mani. Non si deve insistere se non gradisce qualche alimento ma alternare cibi diversi per colore, sapore e consistenza. Il cibo inizialmente non accettato va però riproposto con pazienza in giornate successive, eventualmente preparato in modo diverso.
E’ importante che il bambino mangi seduto con la schiena eretta (preferibilmente nel seggiolone) per evitare il rischio di soffocamento e per permettergli di partecipare attivamente al pasto, toccando e anche pasticciando con il cibo. Oltre al latte, durante il divezzamento il bambino deve bere acqua evitando bevande con zuccheri aggiunti che sono un fattore predisponente per lo sviluppo di carie ed obesità.(“Le cause dell’obesità infantile”) Il latte vaccino non è raccomandato nel primo anno di vita per il rischio di sbilanciare l’apporto proteico alimentare complessivo e, inoltre, perché può causare carenze di ferro. Entro i 9-12 mesi il bambino dovrebbe aver provato un’ampia varietà di cibi e di sapori, abituandosi progressivamente a consumare oltre al latte, altri due pasti principali (pranzo e cena) e uno-due spuntini. Le porzioni vanno adeguate per l’età del bambino ed in queste indicazioni il pediatra curante può essere di valido supporto.
L’importanza di allattare al seno
Il latte materno garantisce una nutrizione ideale, una crescita sana e uno sviluppo ottimale. Inoltre offre al bambino e alla madre benefici sia a medio che a lungo termine sullo stato di salute.
Il latte materno come componente “lattea” dell’alimentazione diversificata che inizia con il divezzamento offre i seguenti benefici:
per il bambino:
- un ruolo protettivo contro le infezioni gastrointestinali e respiratorie;
- un ruolo protettivo contro la “morte in culla” (SIDS o sudden infant death syndrome);
- la riduzione dell’incidenza di alcuni tumori pediatrici;
- riduzione del rischio di futura obesità , diabete di tipo due e malattie cardiovascolari;
- effetto positivo sullo sviluppo neuro-cognitivo;
per la madre:
- la riduzione di cancro all’ovaio e al seno;
- una maggiore capacità di far fronte all’osteoporosi e alle sue complicanze in età senile;
- un’opportunità per ritornare più velocemente al peso precedente alla gravidanza, si stima infatti che allattare abbia un costo energetico di circa 700 kcal al giorno.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) raccomanda l’allattamento al seno esclusivo, se possibile, per i primi 6 mesi di vita (Oms 2008) come pratica di salute pubblica per tutta la popolazione mondiale per raggiungere crescita e sviluppo ottimali e, conseguentemente, l’introduzione di alimenti diversi dal latte solo dopo i 6 mesi.
Errori comuni
Uno degli errori più comuni è l’introduzione troppo precoce dei diversi alimenti, senza rispettare la maturazione anatomo-funzionale del bambino.
Un altra pratica erronea è l’aggiunta domestica di sale alle prime minestrine. È dimostrato come il fabbisogno di sodio sia più che abbondantemente soddisfatto da quello presente naturalmente nei cibi, senza alcuna necessità di un’ulteriore integrazione. Combattere questa pratica può avere un effetto preventivo sul possibile sviluppo dell’ipertensione arteriosa.
Oltre agli errori suddetti, le inchieste alimentari condotte sui bambini nel primo anno di vita hanno evidenziato squilibri nutrizionali molto diffusi come:
- apporto proteico molto elevato specialmente proteine animali piuttosto che vegetali (anche se più contenuto rispetto al passato);
- apporto di grassi buoni basso, con quota troppo elevata di grassi saturi rispetto ai grassi insaturi, in particolare attraverso l’utilizzo di formaggi molto grassi;
- apporto basso o ai limiti di alcuni micronutrienti considerati essenziali, come ferro, zinco, iodio.